http://www.emiliaromagna5stelle.it/
Movimento Cinque Stelle Emilia-Romagna: Succede a Parma
L'ultima notizia è quella che la Corte dei Conti ha condannato 33 persone, tra dirigenti, funzionari e componenti di due Giunte comunali: quella passata guidata da Elvio Ubaldi e l'attuale presieduta da Pietro Vignali. Per i giudici, il danno complessivo causato alle casse del Comune dalle polizze assicurative fuorilegge (gli anni vanno dal 2000 al 2011) è stato di 369.800 euro.
Questa sentenza ci piace perché fa ricadere sulla responsabilità personale degli amministratori la cattiva gestione del denaro pubblico.
Più di una volta mi sono sentito decantare, in consiglio regionale, le lodi del modello amministrativo di Parma.
Con una banale ricerca fatta nel sito della Corte dei Conti ho trovato sentenze di condanna al Comune di Parma per i bilanci che vanno dal 2007 al 2010. Tra i rilievi, la Corte evidenzia "l'utilizzazione sistemica e ripetuta nei diversi esercizi di rilevanti plusvalenze da alienazioni dei beni patrimoniali (per oltre 45 milioni di euro)...per assicurare l'equilibrio di bilancio di parte corrente".
Cosa significa tutto ciò? Che il Comune ha venduto il suo patrimonio per gestire le spese di tutti i giorni, come se un padre di famiglia vendesse la casa per portare tutte le sere la famiglia a cena pasteggiando a champagne.
Questa cattiva gestione parte da lontano, con l'ex sindaco Ubaldi che ad esempio vendette il 35% delle quote dell'allora AMPS ai gruppi San Paolo IMI e Benetton per poi ricomprarle sborsando un differenza di quasi 12 milioni di euro.
Si ricordano bene i cittadini di Parma, quando, nel 2000, venne venduto circa il 35% delle azioni della ex municipalizzata Amps alle due società Edizione Holding (gruppo Benetton) e NHS (gruppo San Paolo IMI) per 74,9 milioni di euro e poi riacquistate dal comune nel 2003 per 86,5 milioni di euro.
Ma se Sparta piange, Atene non ride. Sappiamo infatti che il comune di Forlì sta attuando una gestione simile a quella di Parma, costituendo una Holding delle partecipate per poter meglio effettuare il consolidato dei bilanci. Balle. Per effettuare un consolidato tra i bilanci delle partecipate e quello del comune basta unificare il piano dei conti, imponendo a tutte di avere il medesimo. Il giochino delle partecipate serve solo ad eludere il patto di stabilità, che tutti noi sappiamo serve a contenere il debito pubblico già enorme nel nostro Paese.
I cittadini di Parma percepiscono che c'è qualcosa che non va. Oramai dopo gli scandali Parmalat e Guru non possono più sopportare che il loro nome venga accostato a scandali finanziari, né pubblici, né privati.
Il cambiamento sta arrivando, potrà essere dolce e guidato dal fresco vento buon senso, o sarà un uragano che travolgerà gli attuali attori della politica parmigiana.
Leggi e commenta: http://www.beppegrillo.it/listeciviche/liste/emiliaromagna/2011/07/ma-che-succede-a-parma.html
L'ultima notizia è quella che la Corte dei Conti ha condannato 33 persone, tra dirigenti, funzionari e componenti di due Giunte comunali: quella passata guidata da Elvio Ubaldi e l'attuale presieduta da Pietro Vignali. Per i giudici, il danno complessivo causato alle casse del Comune dalle polizze assicurative fuorilegge (gli anni vanno dal 2000 al 2011) è stato di 369.800 euro.
Questa sentenza ci piace perché fa ricadere sulla responsabilità personale degli amministratori la cattiva gestione del denaro pubblico.
Più di una volta mi sono sentito decantare, in consiglio regionale, le lodi del modello amministrativo di Parma.
Con una banale ricerca fatta nel sito della Corte dei Conti ho trovato sentenze di condanna al Comune di Parma per i bilanci che vanno dal 2007 al 2010. Tra i rilievi, la Corte evidenzia "l'utilizzazione sistemica e ripetuta nei diversi esercizi di rilevanti plusvalenze da alienazioni dei beni patrimoniali (per oltre 45 milioni di euro)...per assicurare l'equilibrio di bilancio di parte corrente".
Cosa significa tutto ciò? Che il Comune ha venduto il suo patrimonio per gestire le spese di tutti i giorni, come se un padre di famiglia vendesse la casa per portare tutte le sere la famiglia a cena pasteggiando a champagne.
Questa cattiva gestione parte da lontano, con l'ex sindaco Ubaldi che ad esempio vendette il 35% delle quote dell'allora AMPS ai gruppi San Paolo IMI e Benetton per poi ricomprarle sborsando un differenza di quasi 12 milioni di euro.
Si ricordano bene i cittadini di Parma, quando, nel 2000, venne venduto circa il 35% delle azioni della ex municipalizzata Amps alle due società Edizione Holding (gruppo Benetton) e NHS (gruppo San Paolo IMI) per 74,9 milioni di euro e poi riacquistate dal comune nel 2003 per 86,5 milioni di euro.
Ma se Sparta piange, Atene non ride. Sappiamo infatti che il comune di Forlì sta attuando una gestione simile a quella di Parma, costituendo una Holding delle partecipate per poter meglio effettuare il consolidato dei bilanci. Balle. Per effettuare un consolidato tra i bilanci delle partecipate e quello del comune basta unificare il piano dei conti, imponendo a tutte di avere il medesimo. Il giochino delle partecipate serve solo ad eludere il patto di stabilità, che tutti noi sappiamo serve a contenere il debito pubblico già enorme nel nostro Paese.
I cittadini di Parma percepiscono che c'è qualcosa che non va. Oramai dopo gli scandali Parmalat e Guru non possono più sopportare che il loro nome venga accostato a scandali finanziari, né pubblici, né privati.
Il cambiamento sta arrivando, potrà essere dolce e guidato dal fresco vento buon senso, o sarà un uragano che travolgerà gli attuali attori della politica parmigiana.
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La Regione Emilia Romagna fa muro contro la riconversione a carbone della centrale di Porto Tolle approvando una risoluzione che vede come primo firmatario Giovanni Favia del Movimento 5 Stelle. Una risoluzione che impegna la Regione in sede di conferenza Stato-Regioni a fermare il folle progetto di riconversione a carbone a Porto Tolle ed è stata sottoscritta anche dai colleghi Monari (Pd), Barbati (Idv), Meo (Verdi), Naldi (Sel) ed ha visto il voto favorevole di Movimento 5 Stelle, centrosinistra, quello contrario di Pdl e Udc, mentre i consiglieri della Lega Nord erano assenti dall'aula al momento del voto.
LA RISOLUZIONE
In particolare la risoluzione di Favia del Movimento 5 Stelle sottoscritta anche dal centrosinistra chiede di "esprimere la netta contrarietà della Regione Emilia-Romagna al progetto di riconversione a carbone della centrale di Porto Tolle, attivandosi in tal senso in ogni sede competente a proporre un piano alternativo per lo sviluppo economico della zona, rilanciando turismo, agricoltura e pesca, cercando quindi di preservare l'ecosistema del Fiume Po e la qualità dell'aria senza danneggiare, e anzi favorendo, le attività economiche". Si chiede inoltre di " investire esclusivamente, nell'area del Parco del Delta del Po, sulla produzione energetica da fonti rinnovabili non combustibili e soprattutto non fossili".
IL TRUCCO DEL LEGHISTA ZAIA PER SBLOCCARE IL CARBONE CONTRO IL PARERE DEL CONSIGLIO DI STATO.
Inoltre nel documento che vede come primo firmatario Favia si denuncia il trucco utilizzato dalla Regione Veneto a guida leghista per aggirare una sentenza del Consiglio di Stato che aveva bocciato la riconversione a carbone. "La legge regionale veneta n. 36/1997 istitutiva del Parco del Delta del Po, dettava le linee guida per la creazione del Parco Regionale del Delta del Po in quella Regione. Al suo articolo 30 che l'attuale amministrazione della Regione Veneto intende modificare, si afferma in particolare al comma a) che "all'interno del Parco del Delta per produrre energia è necessario utilizzare metano o combustibile di pari o inferiore impatto ambientale". "Modificando il comma a) dell'articolo 30, la Regione Veneto di fatto spianerebbe la strada alla riconversione a carbone della centrale Enel Spa di Porto Tolle-Polesine Camerini, assecondando i progetti presentati da Enel Spa e creando notevoli ricadute negative sia per i territori della pr ovincia di Rovigo anche p!
er i vicini territori delle province di Ferrara e Ravenna" continua la risoluzione. Il tutto contro "il Consiglio di Stato che con una sentenza emessa in data 10 maggio 2011 dando ragione ai ricorrenti (comitati ed associazioni ambientaliste) ha confermato l'impostazione definita nel comma a) dell'articolo 30 che la Regione Veneto intende modificare, in quanto è facilmente dimostrabile, anche utilizzando le normative europee, che il carbone inquina più del metano".
RICORSI- Giovanni Favia nel corso del suo intervento prendendo spunto dalle richieste di associazioni e comitati ambientalisti ha anche chiesto che la Regione Emilia Romagna faccia sentire la propria voce attraverso opposizioni sul piano giuridico legale al piano di Enel Spa e governo di trasformare a carbone la centrale sul delta del Po.
Leggi e commenta:http://www.beppegrillo.it/listeciviche/liste/emiliaromagna/2011/07/carbone-nel-parco-del-delta-del-po-lemilia-romagna-segue-il-movimento-ed-e-pronta-a-far-da-muro-ai-d.html
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